In qualunque ambito della società riuscire a coniugare tradizione con innovazione non è cosa facile, anzi. Il mondo che ci circonda, spesso, sembra viaggiare a velocità superiori rispetto a qualche decennio fa. Non di rado può capitare che usi, costumi, tradizioni perdano la loro integrità ed entrino, con tutti i due i piedi, in quello scatolone impolverato definito “vecchio”.
Tra queste merita di essere citata la Scuola Italiana Sci, già quella del cerchio con il fiocco di neve e il tricolore, che in ogni località sciistica fa bella mostra di sé. E proprio della casa del “maestro”, o meglio di quello che oggi è in grado di offrire, vogliamo parlare in queste righe. Ma da cosa partire? Beh iniziamo a raccontare come il maestro di sci (alpino e nordico) e snowboard sia una figura professionale, riconosciuta tale dallo Stato dal 1991, insegna le tecniche sciistiche nelle loro specializzazioni sulle piste da sci o itinerari sciistici, percorsi fuori pista ed escursioni con attrezzature che non comportino l’uso di tecniche e materiali alpinistici, quali corda, piccozza e ramponi… in quel caso ci pensano le Guide Alpine.
L’habitat del professionista azzurro (così ci piace definirlo) è la Scuola: luogo tra il “sacro” e “profano” per sciatori o snowboardisti più incalliti, decisamente misterioso e suggestivo per i principianti, specie per i più piccini. Realizzata spesso e volentieri in legno, e aperta dal mattino presto fino a sera, è il centro delle attività sportive di ogni stazione invernale.
Tra i compiti della Scuola c’è l’organizzazione del lavoro dei suoi maestri, così da garantire sette giorni su sette un efficace e completo servizio nei confronti del cliente. La segreteria ad esempio può proporre diverse tipologie di offerte: corsi collettivi, lezioni individuali, escursioni guidate come il nordik walking, oppure corsi a indirizzo specialistico per imparare le tecniche del freeride e del freestyle o quelle più tradizionali, come il telemark.
Alcune Scuole sono attrezzate anche per l’insegnamento a diverse tipologie di disabilità. E una volta in pista cosa succede? Prima di tutto va evidenziato come “scivolare” sulla neve sia un’attività che già da piccoli risulta essere molto divertente, e andando in là con gli anni può divenire anche gratificante, appagante… e ci fermiamo qui.
Importante però è svolgere la lezione nelle migliori condizioni di sicurezza. Per questo la Scuola Italiana Sci consente di imparare (fin dai primi “passi”) la migliore gestione degli attrezzi attraverso un incremento graduale delle capacità tecniche, in modo da garantire sì grande divertimento, ma sempre in completa tutela. Attraverso i campi scuola e le aree riservate alle attività agonistiche, infatti, i principianti possono esercitarsi lontano da situazioni di potenziale pericolo mentre gli appassionati della velocità possono allenarsi senza costituire un rischio sulle piste.
C’è di più: maestri qualificati e specializzati sono nelle condizioni di introdurre l’allievo nell’uso delle strutture degli snowpark: jumps, rails, funboxes, half-pipes; seguendo percorsi didattici graduali e sicuri. Emerge dunque come “fare il maestro” oggi, significhi possedere non solo una grande tecnica di base ma un livello di professionalità superiore rispetto al passato per quanto riguarda gli aspetti didattici, metodologici, psico-pedagogici e relazionali.
Le lezioni. La lezione collettiva Sciare in compagnia è senz’altro più divertente che farlo da soli e, poi, anche una lezione di sci di gruppo è un “momento” importante della vacanza in montagna, sia per la socializzazione sia per il contenuto didattico indotto dal confronto con gli altri. A volte sottovalutata, la lezione collettiva è invece molto utile per comprendere meglio i princìpi dello sci attraverso un lavoro di apprendimento collettivo. È senz’altro consigliata per i più giovani, ma può essere provata a qualsiasi età e, alla fine, potrà rappresentare il momento più divertente della vacanza.
La lezione individuale Avere un maestro tutto per sé è certamente importante in determinati momenti durante il percorso di apprendimento. Non bisogna però credere che i miglioramenti procedano proporzionalmente al tempo trascorso assieme al maestro. Infatti, l’apprendimento non ha uno sviluppo lineare: ci sono periodi di crescita alternati a momenti in cui sembra di non riuscire a far alcun passo in avanti. Per questo la Scuola Italiana Sci, in generale, consiglia di diversificare l’intervento didattico alternando lezioni individuali a lezioni collettive. Esiste anche la possibilità di organizzare lezioni per piccoli gruppi di persone, dove magari in compagnia di amici si può creare un collettivo ad hoc per capacità tecniche o affinità “goliardiche”. Infine, un altro consiglio è di provare (ogni tanto) a prendere lezioni in discipline diverse: fondo e telemark possono essere degli ottimi ‘integratori’ allo sci alpino e allo snowboard.
Bambino. Il bambino e lo sci Il bambino può iniziare a giocare sulla neve utilizzando attrezzi per scivolare già verso i tre/quattro anni. A questa età non è possibile pensare di applicare un’azione didattica specifica, ma il compito del maestro è di operare come “guida” verso la sperimentazione di un mondo nuovo. I campi scuola rappresentano una componente importantissima in questa fase, non a caso sono organizzati per sviluppare capacità diverse e sono strutturati in modo da garantire la massima sicurezza. Nel merito, verso i tre/quattro anni i bambini sono ancora troppo piccoli per “essere inquadrati” nei tempi canonici della lezione, mentre rispondono meglio a un intervento di tipo individuale. A questa età è conveniente pensare a lezioni di durata ridotta condividendole tra fratelli o amici, alternandoli tra di loro. Se poi la risposta sarà positiva si potrà passare alla lezione individuale con durata completa. Dopo i cinque/sei anni, quando il bambino ha già imparato a socializzare nell’ambiente scolastico, la lezione collettiva, assieme alla lezione per piccoli gruppi (fino a 5 persone), è senz’altro la più indicata.
Con i professionisti della neve più sicurezza in pista. In merito agli strumenti che possono essere messi in atto per ridurre o, quantomeno, limitare il più possibile gli infortuni durante le giornate di sci e snowboard, la Scuola Italiana Sci intende evidenziare quegli aspetti che, legati direttamente o indirettamente all’attività dei professionisti della neve, possono aiutare nella prevenzione degli infortuni stessi. Tecnica, e non solo stile… A una lezione di sci (alpino e nordico) o snowboard, singola o collettiva che sia, possono prendere parte tutti, dai bambini agli anziani.
E uno dei primissimi aspetti che il professionista della neve prende in considerazione riguarda lo “status” dell’allievo/a: età, livello tecnico, allenamento fisico, carattere e ambizione. La lezione dunque impostata dal maestro o dalla maestra sarà adattata ad hoc alle singole esigenze. Questo è un primo ma fondamentale passaggio per approcciare la neve in modo graduale e senza ripercussioni psicologiche, quindi in sicurezza, indipendentemente che si tratti di un principiante o di un turista “evoluto” che decide di rimettere gli sci ai piedi dopo un anno di stop. Il miglioramento della tecnica, ottenibile attraverso diversi percorsi tecnico/didattici, una volta terminata la lezione o il corso, consentirà all’allievo di affrontare le discese con un’impostazione più efficace. Ciò, a livello pratico, oltre a soddisfare gli esteti del “gesto” permetterà all’allievo/a di affaticarsi meno durante l’azione con il risultato di ottenere un maggiore controllo degli sci o dello snowboard. Insomma, migliore tecnica uguale a minore fatica e, quindi, maggiore controllo e sicurezza in pista, anche nei confronti degli altri.
Le piste: “fattore” in continua evoluzione. Un altro aspetto di cui il professionista della neve tiene in considerazione, sempre a proposito della tipologia di allievo/i che ha con sé, sono le condizioni delle piste da sci. È cosa nota, infatti, che in montagna il meteo possa cambiare drasticamente da un giorno all’altro e il manto nevoso, seppur lavorato al meglio dai mezzi battipista, possa di conseguenza modificarsi. Nell’impostare la lezione (o il corso) il maestro/andrà a scegliere, di volta in volta, i pendii più idonei per l’allievo, e lo stesso gradualmente avrà la possibilità di acquisire quel minimo di bagaglio di conoscenze che gli permetteranno di potere riconoscere le condizioni delle neve, ad esempio quando è ghiacciata piuttosto che riportata. Anche questo è un fattore da non sottovalutare per la sicurezza.
Il casco, meglio anche per gli adulti. Dal 1 gennaio 2005 il casco è divenuto obbligatorio per gli sciatori e snowboardisti minori di 14 anni. La Scuola Italiana Sci pone attenzione a questo argomento, infatti, è premura del mastro/a assicurarsi che i bambini che ha con sé siano sempre muniti di apposito casco. Non solo. Da diverse stagioni L’AMSI – Associazione Maestri Sci Italiani – utilizza per le sue campagne promozionali solo immagini in cui maestri e maestre indossano il casco. Il consiglio per gli adulti è, infatti, quello di portare anch’essi la protezione per la testa, diventata sempre più confortevole, leggera e hi-tech. Non solo. Specie nei primi mesi dell’inverno, quando tendenzialmente è più freddo, il casco è una valida alternativa al berretto di lana. E in caso di caduta…
Come si diventa “Maestri”. Diventare maestro di sci alpino, snowboard e sci di fondo è il desiderio di moltissimi amanti della neve che vogliono fare della loro passione una professione. compiere questo passo significa in primo luogo superare le prove tecnico – attitudinali, altrimenti note come preselezioni. I test di ammissione sono unificati in tutte le Regioni italiane.
I candidati devono dimostrare capacità di conduzione sugli spigoli, centralità della posizione, armoniosità dei movimenti, coordinazione tra arti inferiori e superiori, capacità di controllo della velocità, dinamicità, giuste interpretazioni degli archi, buon adattamento delle curve al terreno. la valutazione delle prove spetta alla Commissione esaminatrice ai sensi della Legge Regionale. il punteggio valutativo delle prove è espresso dai membri della Commissione in quarantesimi, e il punteggio minimo sufficiente per superare la prova deve essere maggiore o uguale a 24. superata la selezione, gli aspiranti maestri accederanno a un corso di 90 giorni nei quali, oltre che alle lezioni tecniche, didattiche e metodologiche, si dedicheranno a materie di cultura generale, come ad esempio lo studio del territorio, le nozioni di primo soccorso e di anatomia generale, nivologia e valanghe, giurisdizione e sicurezza sulle piste.
È evidente la stretta connessione tra il “fare” e il “sapere far fare”, tra il servizio al cliente che si rende concreto con l’abilità tecnica, da sempre un fiore all’occhiello della Scuola Italiana Sci, e l’apprendimento della stessa che oggi però è diventato quantomai “friendly”. Crediamo questo sia un bell’esempio di tradizione e innovazione, tutto Made in Italy.
Aldo Franceschin